Nella Giornata della Memoria si ricordi anche lo sterminio nazista dei disabili

Nella “Giornata della memoria” che si celebra il 27 gennaio il primo pensiero va al popolo ebraico, ma occorre ricordare che lo sterminio nazista ha riguardato anche dissidenti politici, minoranze etniche, omosessuali e disabili.

La prova generale della cosiddetta “soluzione finale” si fece infatti con le persone disabili, eliminando cioè soggetti con disabilità psichiche, fisiche, intellettive, considerati “indegni di vivere”, “inquinatori della razza”, oltre che un costo esoso e inutile per le casse dello stato tedesco.

Esiste un’ampia documentazione storica al riguardo e negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative di divulgazione. Soprattutto Marco Paolini con il suo monologo “Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute”, è stato capace di porre all’attenzione di milioni di persone l’Olocausto dimenticato dei disabili.

Il successo di pubblico ottenuto ha spinto poi M. Paolini ad approfondire e rielaborare “Ausmerzen” trasformandolo da testo teatrale a racconto letterario. “Ausmerzen” in tedesco significa “abbattere – eliminare” è un termine usato dai pastori, l’etimologia è “Che va fatto a marzo”.

“Ausmerzen ha un suono dolce e un’origine popolare – dice Paolini -. È una parola di pastori, sa di
terra, ne senti l’odore. Ha un suono dolce, ma significa qualcosa di duro che va fatto a marzo. Prima
della transumanza gli agnelli e le pecore, che non reggono la marcia, vanno soppressi”.

Si riferisce agli agnelli troppo deboli per affrontare la transumanza a primavera, quelli che perciò
andranno abbattuti. Una selezione spietata, ma ritenuta necessaria.

Il progetto, noto come Aktion T4, fu realizzato infatti in nome della purezza della razza e del risparmio di risorse economiche. Nelle motivazioni che portarono prima alla sterilizzazione forzata, poi direttamente all’uccisione delle persone con disabilità, si trova l’assurda giustificazione a tale aberrazione.

Matteo Schianchi nel libro “La terza nazione del mondo – I disabili tra pregiudizi e realtà”, edito
da Feltrinelli spiega come già nell’agosto del 1939 i bambini disabili venivano portati con il consenso dei genitori, che riponevano fiducia nelle cure della medicina, in “sanatori pedagogici”, dove venivano uccisi con iniezioni letali o lasciati morire. Questa operazione, secondo alcune stime, ha portato all’eliminazione di circa 5.000 bambini e si trattava solo dell’ inizio di un’operazione di più ampio raggio che avrebbe coinvolto poi anche gli adulti.

Fu dato infatti successivamente avvio al segreto “Programma di eutanasia” che prevedeva la soppressione di “malati incurabili” e di soggetti con disabilità fisica o mentale.

L’operazione era coperta da istituzioni fittizie, formalmente incaricate di “curare”, “prestare assistenza”, “trasportare” i soggetti malati. La Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati prelevava queste persone e le portava in “istituti di cura”, dotati di camere a gas e di forni crematori.

Nel maggio del 1945 furono contate circa 200.000 vittime di questo progetto “terapeutico”.

Tutto ciò pone importanti interrogativi sui temi dell’eugenetica, della scienza, dell’etica, delle politiche del potere e, per quanto sia difficile e doloroso, occorre conoscere queste terribili vicende e serbarne memoria perché la linea di demarcazione che ha condotto a questa aberrante deriva ha un profilo quanto mai labile: in un momento socio-politico in cui si accentua la crisi economica, si alimenta la paura verso l’altro e si fomenta la violenza per chi è diverso si pongono infatti le premesse di una catena che potrebbe anche condurre, se non agli estremi orrori del nazismo, ad un progressivo disconoscimento della dignità e dei diritti delle persone più fragili.

VITTORIA ALBONETTI
Fondazione Pia Pozzoli-Dopo di Noi

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